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Gonalons si prende la Roma: "Sono in Italia per vincere"

Mercoledì 20 settembre 2017
«L'uomo che cammina sui pezzi di vetro dicono ha due anime e un sesso di ramo duro in cuore», cantava Francesco De Gregori 42 anni fa. Non ditelo a Maxime Gonalons che invece - per essersi tagliato ad un piede quando era ragazzo - a causa di un'infezione ha rischiato addirittura l'amputazione. Un dribbling decisivo per un ragazzo che sognava di diventare calciatore. «È stata un'esperienza forte - ha ricordato il francese - tanto più perché avevo solo 18 anni, un'età delicata. Ma mi ha aiutato a maturare come persona, facendomi capire relativamente presto che nulla ha senso nella vita se manca la salute».

IN REGIA - Qui a Roma, per fortuna, non gli è mai mancata. La sorpresa, infatti, era dovuta ad un esordio così ritardato, ma il momento è arrivato: stasera ci sarà Gonalons in regia contro il Benevento. «Volevo farlo giocare a Genova con la Samp - dice Eusebio Di Francesco -, poi in base alle partite che abbiamo avuto ho scelto altre soluzioni. Credo sia arrivato il suo momento, quasi sicuramente sarà in campo dal primo minuto. È cresciuto tantissimo per quanto riguarda i meccanismi e anche su quello che voglio da un centrocampista centrale, sull'aspetto tecnico e di sviluppo. Deve dare grande equilibrio alla squadra. Viene da un campionato totalmente diverso, ma sono convinto che ci darà una grande mano e tornerà il giocatore visto a Lione».

LUI E LIONE - Ecco, Lione per Gonalons è il passato, ma non solo. Anche l'Itaca a cui, forse, un giorno fare ritorno. «Lasciare il Lione, il club che mi ha formato, mi ha lasciato qualcosa addosso - ha spiegato -. La gente mi conosce e sa l'amore che ho per la società. Avrei voluto essere il Totti dell'Olympique e finire lì la carriera». Occhio però, perché il taglio del cordone ombelicale con la società con cui ha giocato a partire dal 2000, di cui è diventato capitano e con cui ha vinto anche una Coppa di Francia e una Supercoppa, non è detto che non possa essere ricucito. «Il mio desiderio un giorno sarebbe quello di tornare a casa e il Lione non ha chiuso la porta. Ne abbiamo parlato». Ma questa non è attualità, bensì solo un possibile scenario futuro. L'addio alla Francia, infatti, è stato motivato innanzitutto dall'ambizione, perché Gonalons voleva vincere ed aveva capito come, vendendo il Lione sempre i giocatori migliori, difficilmente sarebbe potuto accadere dinanzi allo strapotere del Psg o alla crescita del Monaco. «Sono alla Roma perché è una delle squadre più forti d'Italia e il campionato italiano è tornato affascinante come un tempo. Qui sono convinto di potermi togliere grandi soddisfazioni, magari anche in campo internazionale».

DI FRANCESCO PUNGE - Ecco, ormai il mantra giallorosso è uno solo, senza veli: vincere. E lo fa capire lo stesso Di Francesco quando, alludendo al recente passato spallettiano, precisa: «Allegri dice che lo scudetto si vince a 90 punti? L'importante è vincerlo, al di là dei punti che si fanno. Ogni volta sento dire che qui sono stati fatti 87 punti (la scorsa stagione, ndr), che sono tanti e quello che è stato fatto è davvero importante. Però credo che, al di là del record dei punti, conta arrivare a ottenere qualcosa d'importante». Al netto delle assenze di Nainggolan, Schick e la scelta del turnover, la parola d'ordine è solo una: vincere a Benevento. La Roma è tranquilla: guida Gonalons.
di M. Cecchini
Fonte: Gazzetta dello Sport
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